La Nostra Storia

La nostra storia inizia nel 1919 quando i fratelli Alfredo, Francesco ed Alberto Pardi fondano la Cantina Fratelli Pardi, all’epoca situata al piano terra dell’Ospedale San Marco, che apparteneva al complesso di San Francesco a Montefalco. Al tempo le uve della produzione erano in parte di proprietà ed in parte acquistate dai locali proprietari terrieri. I vini prodotti erano sia bianchi che rossi, ma era il Sagrantino, all’epoca esclusivamente passito, la produzione più importante. Le consegne coprivano l’intero territorio umbro e qualche volta avvenivano fuori regione, come quelle destinate al Vaticano. Nel 2002, spinti dalla volontà comune della famiglia Pardi di non perdere una tradizione, i pronipoti Francesco, Gianluca Rio ed Alberto Mario, con l’aiuto dei genitori Agostino ed Alberto, ristrutturano lo stabile a Montefalco per ricostituire l’azienda vitivinicola dei bisnonni. Oggi sono i fratelli Gianluca Rio e Alberto Mario, con il loro entusiasmo ed il loro duro lavoro, a rinsaldare il legame centenario tra il vino e la famiglia Pardi.

Aleandro Pugnali

Cantiniere dal 1935 al 1946.

La Nostra Famiglia

La Cantina

Storia del Sagrantino

A pochi passi dalla città di Montefalco al di sotto delle antiche mura, nel 2003 nasce la nostra attuale cantina destinata all’intera filiera produttiva del vino, dalla coltivazione e lavorazione delle uve fino alla commercializzazione dei vini. La sala di vinificazione, dotata di fermentini in acciaio inox è utilizzata per la fermentazione dei mosti bianchi e rossi e per la conservazione dei vini finiti. All’elevazione del vino, è riservata la zona interrata della cantina, munita di barriques francesi e, come vuole la tradizione, di grandi botti in rovere d’oltralpe e di Slavonia. Qui vengono inoltre fatti affinare, una volta imbottigliati, i grandi vini a denominazione d’origine: Sagrantino Secco e Passito di Montefalco DOCG, Rosso DOC e Bianco DOC.

Il Territorio

Montefalco è definita “Ringhiera dell’Umbria” per la sua straordinaria posizione geografica: infatti si erge in cima ad un colle che domina le valli del Clitunno, del Topino e del Tevere. A seguito della caduta dell’impero romano sorsero, probabilmente su resti di ville romane, alcuni insediamenti ed uno di questi fu proprio Montefalco, con l’originario nome di “Coccorone”. Solo tra la fine del 1249 e gli inizi del 1250 assunse il nome attuale di Montefalco probabilmente legato ad uno dei falchi dell’imperatore Federico II di Svevia, che qui aveva soggiornato dal 9 al 13 Febbraio 1240. Tracce di questo passaggio si possono trovare nell’arco costruito in suo onore. Nel 1848, a seguito dell’ampliamento del territorio comunale, Montefalco ottenne dal Papa Pio IX, già arcivescovo di Spoleto, l’ambito titolo di città.

Montefalco è nota per gli affreschi delle sue chiese, che costituiscono un riferimento importante per la conoscenza della pittura umbra e in particolare per la produzione di vini tipici del territorio riconducibile ai frati francescani, che insediatisi nel maestoso complesso di San Francesco nel 1340, diedero qui inizio a quell’intensa attività vitivinicola ancora oggi conservata.

Gli Statuti Comunali compresero l’importanza e la vocazione di questo territorio, tanto da fissare date e norme riguardanti la vendemmia e la vendita del vino (non a caso le prime botteghe del vino sorsero proprio nei pressi dei complessi ecclesiastici) e stabilendo pene severe per chi rubava o danneggiava le vigne. Oggi il complesso di San Francesco è divenuto museo simbolo dei reperti e ambienti storici della vitivinicoltura montefalchese di quel tempo.

I Vigneti

I nostri vigneti si estendono per circa 11 ettari e sono situati lungo le morbide colline di Casale, Campolungo, Pietrauta e Lasignano, all’interno del territorio di Montefalco. La scelta di queste zone deriva dalle conoscenze storiche che la nostra famiglia possedeva riguardo alla vocazione vitivinicola di questo splendido territorio, cultura che ci è stata tramandata negli anni e che noi conserviamo con fede e costanza.

Insieme al rinomato Sagrantino, vitigno autoctono di Montefalco, coltiviamo anche varietà a bacca rossa, tipiche della zona, come Sangiovese, Cabernet e Merlot; queste uve, insieme alla prima, partecipano alla composizione finale del Rosso DOC di Montefalco. I vitigni Grechetto, Chardonnay e Trebbiano Spoletino, a bacca bianca, entrano a far parte dell’uvaggio complessivo del nostro Bianco DOC di Montefalco, da noi chiamato “Colle di Giove”. Tutti i vitigni sono allevati a cordone speronato, con una densità d’impianto che va dalle 4500 alle 5000 viti per ettaro. Nel rispetto della qualità e dei disciplinari di produzione, nonché della nostra filosofia, tutte le operazioni colturali, come potatura, defogliatura, diradamento dei grappoli, scacchiatura e raccolta, vengono svolte rigorosamente a mano.

La coltivazione della vite, in particolare del vino Sangiovese, nel territorio di Montefalco, risale addirittura all’epoca pre-romana.

Plinio il Vecchio, nel libro XIV della Naturalis Historia, afferma che una varietà di uva, chiamata Itriola, è coltivata a Mevania, l’odierna Bevagna, all’interno della zona di produzione dei vini di Montefalco. Tuttavia sembra che solo più tardi alcuni frati francescani abbiano riportato dall’Asia Minore il vitigno del vino Sagrantino, sostituendolo poi nelle vigne al vitigno del Sangiovese. Il nome sarebbe riconducibile ai Sacramenti, poiché l’uva era coltivata dai frati che ne ricavavano un passito destinato ai riti religiosi.

Ricerche archeologiche moderne tuttavia ne escludono una relazione con i vitigni asiatici, e molti studiosi considerano il Sagrantino, un vitigno di origine locale, quindi fanno propendere per un’origine locale dell’uva.

Una ricca documentazione è conservata nell’Archivio Storico Comunale di Montefalco e già nel 1088 si scrive di terre piantate a vigna nel territorio di Montefalco, che è tra le pochissime città d’Italia nelle quali la coltivazione dell’uva era praticata all’interno delle mura, una tradizione che risale al periodo medievale. Nella chiesa medievale di San Bartolomeo, sulla parete esterna dell’abside, si ritrovano bassorilievi con tralci di vite e grappoli. Dalla prima metà del Trecento le leggi comunali iniziarono a tutelare la vite e il vino, cui dedicarono interi capitoli e rubriche di statuti comunali.

Nel 1451 il noto pittore fiorentino Benozzo Gozzoli, chiamato dai francescani ad affrescare l’abside della loro chiesa, oggi museo civico tra i più importanti del Centro Italia, alludeva forse al Sagrantino dipingendo la bottiglia di vino rosso sulla mensa del cavaliere da Celano negli affreschi dedicati alla vita di San Francesco (ciclo della Storia della Vita di San Francesco).

Il Sagrantino vanta uno dei disciplinari più antichi per la coltivazione e la produzione infatti, già nel XIV secolo, si trovano documenti atti a proteggere e a regolare la coltivazione, la raccolta e la produzione delle uve Sagrantino.

A partire dal 1540 un’ordinanza comunale stabiliva ufficialmente la data d’inizio della vendemmia a Montefalco; questa tradizione continua anche ai nostri giorni, grazie alla Confraternita del Sagrantino che a settembre raduna cittadini e curiosi in piazza per la lettura dell’antico scritto.

La gelata del 1586 fu un flagello per le piantagioni della vite, che tornarono a produrre soltanto dopo alcuni decenni. Nel Rinascimento il vino di Montefalco è ormai noto e apprezzato come vino di pregio, tanto che nel 1565 il Provveditore della fortezza di Perugia, Cipriano Piccolpasso, lo cita nella relazione dello Stato Pontificio destinata al Papa. Si può quindi affermare con certezza che il Sagrantino abbia almeno più di quattrocento anni, poiché in un documento manoscritto, datato 1598 e conservato presso l’Archivio Notarile di Assisi, si trova la prima citazione dell’uva Sagrantino.

Nel 1622 il Cardinale Boncompagni, Legato di Perugia, aggrava le sanzioni già previste dallo Statuto Comunale, prevedendo perfino la pena della forca per chi avesse tagliato la vite dell’uva.

Nell’Ottocento il Calindri, nel suo Saggio geografico, storico, statistico del territorio Pontificio, cita Montefalco al vertice dello Stato per i suoi vini, ed è in questa epoca che cominciano ad arrivare i primi riconoscimenti per il Sagrantino. Nel 1925, alla Mostra enologica dell’Umbria, Montefalco è definito il centro vinicolo più importante della regione.

Il 30 ottobre 1979 il Sagrantino ottiene il riconoscimento della DOC e il 5 novembre 1992 quello della DOCG. L’antica tradizione enologica e la tecnica di appassimento del Sagrantino, l’uva che, trapiantata altrove non dà mai lo stesso prodotto pregiato e che ha fatto la fortuna di questo territorio, hanno permesso la creazione a Montefalco di un Centro Nazionale di Studi sui Vini Passiti d’Italia. L’alta concentrazione di polifenoli e di tannini richiede un lungo periodo di affinamento, per raggiungere la perfetta maturazione: oltre i trenta mesi per entrambe le varietà, di cui almeno diciotto per la versione secca da trascorrere in botti di legno.

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